Rinoplastica

L’intervento serve per modificare la forma del naso adeguandola a canoni estetici in linea con i desideri del paziente. Può essere la revisione di un precedente intervento che non ha avuto gli esiti sperati.

E’ opportuno eseguire uno o più colloqui preliminari, anche con l’ausilio di fotoritocco, sia per capire le esigenze del paziente sia per chiarire bene possibilità e limiti dell’intervento: non tutto è possibile e naturalmente il paziente deve sapere prima fino dove l’anatomia del suo naso consente di arrivare.

Per esempio un limite importante è dato dal tipo di cute, che , quando molto spessa, non consente un affinamento cospicuo della forma nasale, soprattutto a livello della punta. Un altro frequente problema è il naso deviato di origine congenita o traumatica precoce, tipo nella infanzia o comunque prima dell’accrescimento corporeo completo: in tali casi il trauma ha reso talmente diverse le due metà del naso che un risultato perfettamente rettilineo è molto difficile da ottenere.

Allo stesso modo un naso estremamente grande non potrà mai diventare, a meno di uno stravolgimento totale del viso e della anatomia, molto piccolo.

In altri casi vi sono particolarità che sfuggono se non studiate, quali asimmetrie del volto, una metà di un labbro un po’ più rialzata rispetto all’altra, oppure tutto il labbro bianco superiore particolarmente stretto, tutti fattori, assieme ad altri, che influenzano il risultato finale e che bisogna conoscere prima.

Un altro fattore, forse ancora più determinante, è se il paziente ha già subito un intervento, di solo setto o di setto rinoplastica completa: in tali casi la complessità dell’intervento aumenta molto, e, analogamente a quanto accade nella rinoplastica primaria, il singolo caso va studiato a fondo prima di intervenire, in maniera da poter esporre bene al paziente le possibilità e i limiti di un intervento.

Nella stragrande maggioranza dei casi è comunque possibile venire molto incontro alle esigenze e alle richieste del paziente, e il risultato finale, passato il periodo dell’assestamento, normale in ogni intervento su qualsiasi parte del corpo, sarà di grande soddisfazione sia per il paziente che per il chirurgo.

Il ricovero in clinica è da uno a due giorni, si torna a casa col naso libero al suo interno ma con un contenimento esterno.

Nella maggior parte dei casi non si mettono tamponi ma due laminette interne in silicone morbido che consentono di respirare subito.

Dopo una settimana si fa la prima medicazione e dopo 15 giorni la seconda, successivamente il naso è libero anche all’esterno. In questi 15 giorni è opportuno stare a riposo e limitare le proprie attività di vita e lavorative, a meno di un lavoro solo sedentario; successivamente, per 2-3 mesi, è bene fare attenzione a possibili traumi, non esporsi al sole, non andare in piscina o fare bagni in mare. Successivamente il naso, che impiega dai 4 ai 6 mesi per assumere la forma definitiva, ridiventa solido come prima dell’intervento.

Quali sono i passi chirurgici che rendono la rinosettoplastica un intervento di un certo impegno e che necessita di una convalescenza adeguata?

In primo luogo consideriamo che mentre nella sola settoplastica si scolla solo la mucosa interna del setto nella rinoplastica la pelle che ricopre il naso va in buona parte scollata dalle strutture ossee e cartilaginee del dorso e della punta nasali.

A maggior ragione se si decide di eseguire un accesso cosiddetto aperto, cioè con una piccola incisione fra le narici, questo approccio aumenta l’edema post chirurgico e quindi è del tutto normale che nel primo mese il gonfiore sia visibile, poi nei mesi successivi andrà progressivamente calando. A 1 anno anche il paziente che abbia avuto l’intervento più invasivo non avrà più edema.

Un altro fattore che influenza il decorso è la necessità di eseguire procedure sulle ossa nasali:

quello minore è dato dalla cosiddetta cifectomia, cioè il modellamento del gibbo, e questa in sé non dà quasi edema;

mentre quello maggiore è dato dalle osteotomie, che servono sia per raddrizzare il naso sia per restringerlo, e questa è una manovra discretamente traumatica che contribuisce all’ecchimosi degli occhi e all’edema post-chirurgico. Peraltro anche la peggiore ecchimosi (“occhi blu”) passa in 7-8 giorni.

La zona del naso che torna più lentamente alla normalità, ed è ciò che maggiormente preoccupa i pazienti, è la regione della punta, che viene scollata completamente e sottoposta a manovre anche di rilevante complessità allo scopo di migliorarne la rotazione o la proiezione (naso cadente o naso globoso). In diversi casi è necessario come detto ricorrere all’accesso aperto con piccola incisione fra le narici, che peraltro, una volta guarita, è praticamente invisibile.

Come detto sulle cartilagini della punta si possono eseguire numerose procedure che hanno due scopi fondamentali, di cui il secondo compreso bene solo negli ultimi anni:

il primo è quello di migliorare la simmetria, migliorare i parametri estetici (definizione, larghezza, rotazione e proiezione rispetto al viso) secondo le necessità e i desideri del paziente e i rapporti con la fisionomia.

Proiezione: quanto il naso è “sporgente” rispetto al volto.

Rotazione: quanto la punta è all’insù o all’in giù.

Il secondo scopo nella chirurgia della punta è quella di renderla solida, non soggetta a cambiamenti nel corso degli anni (naturalmente dopo che l’edema è passato e la morfologia si è assestata), e ottimale da un punto di vista respiratorio; nel passato, e purtroppo anche ora nel presente, venivano privilegiate tecniche che rimpicciolivano molto la punta e davano un risultato gradevole per un certo periodo di tempo, poi nel giro di 2 o 3 anni la punta diventava scheletrica, innaturale, priva di sostegno e funzionalmente inefficace.

Onde evitare questo tipo di problematica si sono perfezionate alcune tecniche che rendono la punta solida e meno soggetta alla retrazione cicatriziale che si ha nel tempo.

Queste tecniche, e altre che si pongono in essere sul dorso nasale e sul setto, vanno sotto il nome di “settorinoplastica strutturale” ed è a questa filosofia di intenti che si ispira il mio operato.

Il concetto ultimo è quello di arrivare ad una struttura nasale esteticamente gradevole e funzionalmente valida, con un risultato duraturo nel tempo.

L’importante è diffidare di chi promette rapide soluzioni senza alcun sacrificio, perché comunque un certo impegno è richiesto oltre che al chirurgo anche al paziente.

Le tipologie di intervento che usualmente eseguo servono per correggere i seguenti problemi: